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Attrici romane ce ne sono state, ma non come lei: la sensibile, talentuosa e unica Anna Magnani.
Anna Magnai è nata il 7 marzo, appunto, del 1908. La vita di Anna Magnai si dimostra subito complicata. Il padre ignoto sarà sempre per lei qualcosa, anzi qualcuno, da cercare. La madre, invece, la lascia subito alle cure della nonna materna, nonna Giovanna, per andarsene in Alessandria. Da lì anche la voce, poi smentita, che Anna fosse nata lì. Cresce con la nonna, che le dona non solo affetto e calore, ma anche l’amore per il teatro e la musica. Sarà anche per questo che Anna si getterà anima e corpo nel mondo dello spettacolo. Sin da bambina, per otto anni, studia pianoforte e dopo il liceo entrerà nell’Accademia di recitazione ‘Eleonora Duse’: oggi conosciuta come l’Accademia Nazionale di Recitazione Silvio D’Amico. Sarà proprio D’Amico ad averla come allieva e la definirà come:
“(…) una ragazzina, piccola, mora, con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono affidate: è già un’attrice, la scuola non può insegnarle molto di più di quel che ha già dentro di sè”.
Al saggio del 2° anno sarà notata da Dario Niccodemi, uno degli autori italiani più in voga negli anni ’20.
Con lui inizia l’intramontabile Anna.
Qui lei recita e il pubblico si accorge di lei, ma ancora non sa quanto lei possa dare. Il teatro non la abbandonerà mai. Teatro serio, parodistico, la rivista: Anna farà tutto. La sua prima apparizione risulta dal ’29. Reciterà con nomi illustri, quali Besozzi, Elsa Merlini, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Gino Cervi, Lea Padovani, Giancarlo Giannini solo per pochi. Sarà diretta, oltre al già citato Niccodemi, anche da personalità quali Orazio Costa, Garinei e Giovannini, Betrone e Zeffirelli. Tra i vari compagni di recitazione, nella rivista, ci fu Totò. Con lui recitò in ben 4 riviste e un solo film, RISATE DI GIOIA, diretti da Monicelli.
Dagli anni ’30 Anna si prodiga anche nel cinema, arte che farà di lei ‘la Magnani’.
La sua prima pellicola è del ’34, dove avrà un piccolo ruolo ne LA CIECA DI SORRENTO. Si prodiga in altri piccoli ruoli, mentre il teatro la divora. Nel ’41, però, arriva l’occasione. Vittorio De Sica, già attore ma ancora poco regista, la vuole in TERESA VENERDI’. Qui nasce il suo successo. Il film piace e con lui i suoi interpreti.
Arriva la guerra e lei prosegue sempre il percorso teatrale e cinematografico, tra questi anche due bei film in compagnia di un grande attore, che nasceva artisticamente allora, quale Aldo Fabrizi.
Con lui, nel ’44, farà parte di un film che farà la storia, anche grazie ad Anna. Roberto Rossellini la vuole in ROMA CITTA’ APERTA, capolavoro della cinematografia italiana che segna l’alba della corrente del neorealismo. Con questo film la vita di Anna cambia. Cambia perché il mondo vede un’altra Anna Magnani. Meno caratterizzata e più vera: è il suo volto, la sua corsa dietro quel furgone che rendono realista il film. Ungaretti infatti scrisse di lei:
“Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più scordato”.
Fabrizi raccontò in seguito che quella mirabile caduta fosse stata accidentale: il personaggio della ‘sora Pina’ doveva vivere. La caduta portò un’idea a Rossellini che, non potendo usare troppa pellicola, decise di aggiungerci uno sparo sopra e di far così morire il personaggio. La parte di Pina portò alla Magnani il primo Nastro D’Argento e, con lui, anche quello spirito di essere naturale e senza mezzi termini, lasciando quel tocco di umana malinconia e stanchezza.
Nel ’47 interpreta il potente L’ONOREVOLE ANGELINA, dove veste i panni di una donna di borgata che riesce ad ottenere giustizia grazie al suo spirito ribelle, sicuro e sfacciato. Una figura buona però e sincera, che verrà anche presa in giro. Nel ’51 arriva la proposta di Luchino Visconti che la vuole in BELLISSIMA. Il successo ormai è suo. La sua figura è una colonna: pubblico, critica e registi la adorano.
E’ ormai Anna Magnani.
Nel ’55 Daniel Mann la chiama per girare la pellicola LA ROSA TATUATA tratto dall’omonima commedia di Tennesse Williams, accanto a Burt Lancaster. Il film ottiene non solo successo, ma Anna è talmente divina che entra ufficialmente tra le leggende.
Nel 1956 non solo riceve candidatura all’Oscar come miglior attrice, ma riesce a vincerlo.
La motivazione di questa completa immedesimazione nel personaggio stà nel fatto che Williams affermò che scrisse il testo appositamente per Anna, ma non poteva chiederle di farlo a teatro dato che l’attrice non conosceva così bene l’inglese. Cedette quindi i diritti per la creazione del film ad una sola condizione: senza Anna nel ruolo della protagonista Serafina delle Rose, non si sarebbe fatto niente. Il suo spirito sincero, schietto e vero non possono passare inosservato. La stampa straniera la venera. Da chi scrive
“In confronto a lei, le nostre attrici sembrano manichini paragonate ad un essere umano”
fino al Time che la definisce “Semplicemente divina”
Ora non è solo l’Italia a contendersela, ma anche il mondo. Girerà pellicole con registi importantissimi e altri attori che hanno fatto con lei il Cinema con la maiuscola. Si pensi a SELVAGGIO E’ IL VENTO di Cukor del ’57 con Anthony Quinn (che le farà ricevere la seconda candidatura all’Oscar), LA CARROZZA D’ORO (precedente a La Rosa Tatuata) del ’52 di Jean Renoir, PELLE DI SERPENTE del ’59 di Lumet con Marlon Brando e IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA di Kramer del ’69 sempre con Anthony Quinn.
Come ha vissuto però la sua vita privata Anna? E’ stata amata, oltre che dal suo pubblico?
Beh non possiamo dirlo noi. Certo però che dire fortunata sarebbe un errore. Oltre al successo, la pellicola di Roma Città Aperta porta ad Anna un’altra gioia. Tra lei e Rossellini nasce una storia. Storia che però risulta tormentata, a causa della perenne insicurezza di lei, che la porta a dare tanto e chiedere altrettanto. Storia che terminerà nel ’48, anche perché Rossellini si era innamorato di Ingrid Bergman, che poi sposerà. Storica rimarrà la ‘guerra dei vulcani’. Nel ’49 infatti, mentre Rossellini girerà con la sua compagna il film STROMBOLI TERRA DI DIO nell’omonima isola, Anna reciterà in VULCANO nell’omonima e vicina isola. Alcune voci hanno affermato che la Bergman vedesse con ansia ciò per paura che la Magnani andasse da lei per affrontarsi da donna a donna, come però solo una come lo spirito di Anna, e non di Ingrid, aveva: voci mai confermate.
Non è la prima delusione di Anna.
Nel 1935 Anna aveva sposato Goffredo Alessandrini, un regista teatrale. Disse di lui Anna:
“Ho trovato sempre uomini, come definirli’ carucci. Dio: si piange anche per quelli carucci, intendiamoci, ma sono lacrime di mezza lira. Incredibile a dirsi, il solo uomo per cui non ho pianto lacrime di mezza lira resta mio marito: Goffredo Alessandrini. L’unico, fra quanti ne ho conosciuti, che mi stimi senza riserve e al quale sia affezionata. Certo non furono rose e fiori anche con lui. Lo sposai che ero una ragazzina e finché fui sua moglie ebbi più corna di un canestro di lumache”.
Dopo Goffredo ci sarà la travagliata storia con Massimo Serrato. Con lui, più giovane di lei, Anna avrà un figlio: Luca. Serrato però non lo riconosce e Luca prenderà il nome di Alessandrini prima e Magnani poi, a seguito del divorzio ottenuto dal marito: Anna sarà una delle poche attrici che riuscì a dare il suo nome al figlio, come sua madre prima fece con lei. E per lui Anna fermerà anche la sua carriera, poiché a causa della poliomielite che da giovane lo colpisce, teme di perdere l’unico uomo che non la tradirà mai.
Siamo giunti agli anni ’60. Anna riduce le sue comparsate al cinema, se non per eccezioni.
Tra questi c’è MAMMA ROMA di Pasolini: uno struggente dramma dove Anna interpreta una prostituta che tenta di cambiare vita per amore del figlio. Sono anni invece in cui Anna torna a teatro. Sarà LA LUPA diretta da Zeffirelli nel ’65 e MEDEA nel ’66 diretta da Menotti. Eduardo De Filippo fermò le rappresentazioni all’Eliseo per andare a Firenze e sentire Anna nell’opera di Verga. Con gli anni ’70 Anna vive l’ultima esperienza, quella dei film per la tv. Girerà TRE DONNE (cioè LA SCIANTOSA, L’AUTOMOBILE e 1943: UN INCONTRO) e CORREVA L’ANNO DI GRAZIE 1870: tutti diretti da Alfredo Giannetti. Nel ’72 fa un cameo in ROMA di Fellini, dove la vediamo rientrare in casa e rifiutare sorridendo la richiesta di domanda del regista chiudendogli la porta in faccia e dandogli la buonanotte. E’ quasi romantico sapere che sarà questa l’ultima apparizione di Anna al cinema.
Si spegnerà infatti il 26 settembre del ’73 per un tumore al pancreas.
accanto a lei il figlio Luca e Rossellini, con cui si stava riavvicinando. Con lei si spegne un’epoca, un modo di recitare e di essere attori. La stella dedicatale sulla Walk of Fame di Hollywood non basta.
Con lei si spegne la naturalità interpretativa del cinema neorealista. Purtroppo pochi sanno ancora apprezzarne la sua magia. Anna non è soltanto un’attrice, ma l’essenza della verità e della potenza recitativa. Alcuni so che hanno anche il coraggio di dire “Non è recitare quello”. Provate a farlo voi! Mettetevi davanti un uomo molto più giovane di voi, divo delle ragazze e baciatelo sul serio senza paura di pregiudizi o pensieri strani. Siate voi stesse davanti alla cinepresa. Da amante del cinema, “attore” e regista teatrale amatoriale posso dire che ormai, per molti attori, recitare è solo seguire uno schema e sperare di andare alla ribalta. Un curriculum, basato su seminari con personalità senza spessore, che hanno recitato all’estero (senza però sapere in che modo); e in spettacoli che non hanno senso, se non per il regista e la critica che lo segue.
Anna era altro. Anna Magnani era la forza d’animo di uno spirito sincero, potente, triste e stanco. La sua forza era in se stessa non in quello che si diceva di lei. Era fragile e bisognosa, ma capricciosa e brutale al tempo stesso. E tutto si capisce dai suoi occhi mentre recita: non era Anna Magnani a trasformarsi nei personaggi, ma questi a prendere vita, forma e unicità grazie a lei, che, come affermò Fellini,
“ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d’orgoglio”.