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“Aida” al Museo Egizio origini e vicende di un’opera che unì Europa ed Egitto.
L’avventura creativa di “Aida” e il clima culturale e politico in cui nacque l’opera di Giuseppe
Verdi.
È ciò che si propone di raccontare la mostra “Aida, figlia di due mondi” (17 marzo – 5
giugno 2022), con cui il Museo Egizio celebra il 150mo anniversario del debutto di “Aida”,
avvenuto al Cairo il 24 dicembre 1871 e alla Scala di Milano l’8 febbraio 1872, anni in cui il
dialogo e lo scambio culturale tra Europa ed Egitto erano intensi.
La mostra è curata da Enrico Ferraris, egittologo del Museo Egizio e ideatore di un progetto
transmediale che travalica i confini dell’Egizio e coinvolge diverse istituzioni culturali, in un
percorso che spazia tra opera, teatro, egittologia, storia, letteratura e cinema, frutto di un
progetto scientifico firmato a quattro mani dal direttore del Museo Egizio, Christian Greco e
dal curatore, Enrico Ferraris.
Main partner dell’esposizione è l’Archivio Storico Ricordi, mentre l’Istituto Nazionale di
Studi Verdiani e il Teatro Regio di Torino sono i partner scientifici. L’Università degli Studi
di Torino, insieme al Museo Nazionale del Cinema, all’Aiace, al Teatro Regio di Torino e al
Conservatorio, ha curato un palinsesto trimestrale di incontri, approfondimenti e rassegne
cinematografiche, dedicati ad “Aida” e all’Egitto antico e contemporaneo, nell’ambito del
progetto UniVerso. Al Circolo dei lettori poi è previsto un Gruppo di lettura dedicato, a
partire da fine marzo e ad aprile un incontro col giallista Giancarlo De Cataldo, che propone
una riflessione sul melodramma come teatro di tutti i sentimenti umani.
Dallo scenario originale di “Aida” ai bozzetti di costumi, scenografie e gioielli, usciti dalla matita
dell’egittologo Auguste Mariette, artefice del primo museo di antichità Egizie al Cairo, fino alle
diverse stesure del libretto e degli spartiti di Giuseppe Verdi: la mostra ripercorre la
genesi dell’opera, attraverso documenti, memorabilia, reperti, lettere e spartiti provenienti da
27 tra archivi e musei di tutta Europa, dal Louvre all’Archivio di Stato di Parma. Ricostruzioni
filologiche di scene e costumi del debutto di “Aida”, realizzate dal Teatro Regio di Torino, ma
anche podcast, videogame, pillole video, incontri e rassegne cinematografiche accompagnano
il visitatore in un periodo storico che va dagli anni Quaranta agli anni Settanta dell’Ottocento.
È l’inizio di giugno del 1870, quando Giuseppe Verdi, dopo una lunga trattativa, accetta dal
viceré d’Egitto, Ismail Pascià, un compenso senza precedenti per comporre “Aida”, un’opera
lirica, in lingua italiana, ambientata al tempo dei faraoni. L’Egitto punta sulla lirica per
rispolverare il proprio passato glorioso e allo stesso tempo portare alla ribalta internazionale
il proprio desiderio di modernità ed emancipazione dall’Impero Ottomano. E se l’Egitto
nell’Ottocento guarda all’Europa come modello di modernità, nel Vecchio Continente già
a partire dal 1809 la pubblicazione della “Déscription de l’Egypte” accende la passione per
faraoni, papiri e reperti antichi. Esattamente 200 anni fa, nel 1822, con la decifrazione dei
geroglifici, ad opera di Jean François Champollion, nasce l’Egittologia e due anni dopo,
nel 1824 a Torino vede la luce il primo museo al mondo dedicato interamente alle antichità
egizie, primo nucleo dell’attuale Museo Egizio. Due mondi, l’Egitto e l’Europa, che nel 1800
si intersecano e si intrecciano a più riprese. Ed è proprio questo intreccio di culture che la
mostra “Aida, figlia di due mondi” vuole indagare.
Il percorso espositivo si divide in due sezioni.
La prima è dedicata al committente e all’ideatore
di “Aida”, rispettivamente il viceré d’Egitto, Ismail Pascià, e il suo funzionario, l’egittologo e
direttore degli scavi in Egitto, Auguste Mariette. Dalla nascita del Museo di Boulaq (1863),
primo nucleo del Museo delle Antichità Egizie del Cairo, cui diede i natali lo stesso Mariette,
all’Esposizione Internazionale di Parigi (1867), dove l’Egitto debuttò con i suoi imponenti
padiglioni, tra cui il “Tempio di Hathor”, una ricostruzione scenografica di diversi templi e
reperti egizi, ideata sempre da Mariette, fino all’inaugurazione del Canale di Suez e del nuovo
Teatro Khediviale del Cairo (1869): sono le tappe del progetto di modernizzazione sostenuto
dal viceré d’Egitto, Ismail Pascià. È proprio all’Esposizione Universale di Parigi che Ismail
Pascià rimane colpito dal “Don Carlos” di Verdi. E due anni dopo, per dare lustro al nuovo
Teatro Khediviale del Cairo, il viceré d’Egitto pensa proprio al maestro di Busseto. Un clima
che per Mariette sarà decisivo per dare i natali ad “Aida” e, più in generale, per raccontare al
mondo il passato glorioso dell’Egitto e codificarne una nuova immagine internazionale.
Al centro della seconda sezione la genesi vera e propria dell’opera, da quando cioè il nome
di Aida compare per la prima volta, in una lettera datata 27 aprile 1870, fino alla sua prima
rappresentazione al Cairo e poi a Milano. Per volere di Ismail Pascià, Mariette scrive, infatti,
di suo pugno al librettista del “Don Carlos”, Camille Du Locle, svelandogli una storia dal “titolo
curioso, Aida”. È l’inizio di un carteggio tra il Cairo, Parigi e Busseto, che in parte è possibile
ammirare in mostra a Torino, grazie ai prestiti dell’Archivio Storico Ricordi.
Dall’Archivio di Stato di Parma giungono invece alcuni documenti inediti, per la prima volta
in assoluto in mostra, come gli abbozzi musicali e le carte manoscritte di Verdi, Du Locle e
Ghislanzoni dalle quali è possibile ricostruire l’evoluzione del libretto di “Aida”: si tratta infatti
della traduzione in italiano dello scenario di Mariette, realizzata dallo stesso Verdi e da sua
moglie Giuseppina Strepponi, mentre attendevano a Villa Sant’Agata l’arrivo di Du Locle, il
secondo documento di Du Locle mostra la trasformazione dello scenario di Mariette in un
dialogo in prosa e infine il terzo documento testimonia il passaggio dalla prosa di Du Locle ai
versi di Ghislanzoni, il librettista finale di “Aida”.
In mostra anche i libretti utilizzati in occasione della prima al Cairo, in italiano, francese e
turco, provenienti dall’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, che ha prestato al Museo Egizio
la bobina fotografica che fu realizzata nel 1971, nel centenario di “Aida”, e che riproduce i
carteggi intercorsi tra Draneht Bey, direttore del Teatro dell’Opera del Cairo, all’epoca del
primo allestimento di “Aida” (1871), e Verdi, Mariette, burocrati, agenti teatrali, funzionari,
scenografi, costumisti. Poco dopo l’invio della bobina all’Istituto di Studi Verdiani, nell’ottobre
del 1971, il Teatro dell’Opera del Cairo venne distrutto da un incendio, così come i documenti
di cui oggi senza i microfilm non avremmo testimonianza.
I bozzetti originali di Mariette, conservati alla Bibliotèque National de France, hanno preso
vita grazie al Teatro Regio. Per questa mostra i Laboratori artistici del Regio hanno realizzato
appositamente un modellino in legno del Teatro dell’Opera del Cairo dove andò in scena
l’opera verdiana. Inoltre, sempre sulla base dei bozzetti originali di Mariette della prima del
Cairo, la Sartoria del Regio ha ricostruito, in scala, la caratteristica acconciatura e l’abito
di Aida e uno dei costumi di scena di Radames. Per chi volesse poi ammirare l’evoluzione
del gusto estetico delle recenti produzioni di “Aida”, nel foyer del Teatro Regio di Torino è
stata allestita la mostra “L’Egitto in scena” (12 marzo-28 maggio 2022), con le creazioni di
Mario Ceroli, Pier Luigi Pizzi, Carlo Savi, Aldo De Lorenzo, Zaira De Vincentiis, Carlo Diappi
e del celebre regista hollywoodiano William Friedkin. Mentre a Milano, l’Archivio Storico
Ricordi, lancia in contemporanea con l’esposizione dell’Egizio una mostra pop up dal titolo
“Aida a Brera” presso la Biblioteca Braidense, incentrata sulla “Déscription de l’Egypte”,
accompagnata da un bozzetto di una delle scenografie della prima di “Aida” alla Scala,
firmato da Girolamo Magnani.
La seconda sezione culmina con il racconto della prima di “Aida” al Cairo (24 dicembre 1871),
grazie al reportage del critico musicale Filippo Filippi, a cui è dedicato il Gruppo di Lettura
che il Circolo dei lettori di Torino lancerà il 31 marzo: tre appuntamenti a cadenza settimanale,
tenuti dal curatore della mostra, Enrico Ferraris. L’iniziativa fa parte di un fitto palinsesto di
incontri, rassegne, e momenti di approfondimento, in un gioco di rimandi che collega il Museo
Egizio e la mostra “Aida, figlia di due mondi” all’ Archivio Storico Ricordi, al Teatro Regio,
all’Università degli Studi di Torino, al Museo Nazionale del Cinema e all’Aiace, che al Cinema
Romano lancia ad aprile una rassegna sulla cinematografia contemporanea egiziana. A far da
corollario alla mostra, una monografia, intitolata “Aida, figlia di due mondi”, edita da Franco
Cosimo Panini, con contributi di studiosi internazionali e l’introduzione della presidente del
Museo Egizio, Evelina Christillin, e del direttore, Christian Greco.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, il 17 marzo il Museo Egizio rimane aperto
eccezionalmente fino alle 22, con ingresso gratuito a partire dalle 19.00, su prenotazione sul
sito www.museoegizio.it, mentre tutti gli eventi e le iniziative multimediali legate alla mostra
sono calendarizzati su: http://aida.museoegizio.it