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Quando incontri per la prima volta Simona, la prima impressione è quella di una grande donna, forte, sicura di sé. Una donna con le idee chiare. Sentendola parlare si capisce subito l’amore e la passione che mette in quello che fa, e i risultati ormai iniziano a vedersi chiaramente sul territorio. Ma chi è Simona Sterpa? Ne avevamo già parlato in un precedente articolo su Lovely Norchia, ma abbiamo deciso di scoprire un po’ più di lei e del suo percorso di vita. Abbiamo scoperto un altro lato, dove emergono anche timori e limiti, dove una porta chiusa in faccia forma il carattere e lo rende più testardo, e dove c’è la consapevolezza che il lavoro di squadra è fondamentale per poter arrivare lontano.
Simona, tu sei di Viterbo, nata e cresciuta qui. Qual è stato il tuo percorso di studi?
Iniziai a frequentare la facoltà di beni culturali qui a Viterbo, possiamo dire che la aprii. Volevano creare un’università di professionisti e esperti di beni culturali. Proprio per questo motivo sono stati esami difficili. Un periodo per me complicato soprattutto perché spesso lavoravo per pagarmi gli scavi e di conseguenza mi sono laureata tardi. Ho visto purtroppo che prospettive in Italia non ce n’erano e ho deciso di trasferirmi in Spagna. Non conoscevo nessuno, non ero nemmeno un genio, quindi presi questa decisione. Lì ho fatto un master sulla gestione del patrimonio culturale. Guardandomi oggi capisco che ora per me essere qui, in Italia, è il momento perfetto per esprimere le mie capacità.
Hai dedicato e stai dedicando ancora tantissimo tempo allo studio. Sei sempre stata così appassionata?
Fondamentalmente fino all’età di 18 anni studiavo per il 6 politico. La passione è venuta dopo, vedendo ciò che si poteva fare nell’archeologia. Certo, con tutte le difficoltà che porta, perchè venendo da ragioneria, ho dovuto studiare molte cose da sola, tipo greco e latino. Quando ero giovane non volevo studiare, ero cosciente di questo. Ad oggi mi meraviglio di me stessa e di dove sono arrivata.
Quindi parlando con la te da giovane, come ti vedevi? Cosa avresti voluto fare?
Non avevo idea. In quinta superiore a ragioneria, indirizzo programmatori, l’unica cosa che sapevo era che non volevo stare seduta su una sedia tutto il giorno. Quell’anno aprirono beni culturali, i miei mi appoggiarono, mi spinsero ad iscrivermi e provare. Mi appassionò, anche se non riuscivo ancora a comprendere la metodologia di studio, che cambiava completamente da ragioneria. Mi piaceva ciò che facevo, tantissimo. Inoltre sono una donna che porta a termine qualsiasi cosa che inizia, altrimenti per me è una sconfitta, avrebbe significato non essere stata all’altezza.
Hai avuto i tuoi dalla tua parte, penso questo sia fondamentale.
I miei, mi hanno sempre dato libertà di scelta, e questo non è poco. Mi dicevano “fai quello che ti pare ma resta qua”. Purtroppo per loro presi la decisione di andare in Spagna e mia madre forse non l’ha mai accettato. Non immaginava che mi sarei fermata lì undici anni. Lì mi trovavo bene, mi piace chiacchierare ed esprimere le mie idee, e soprattutto discuterne. La spagna è stata una tappa fondamentale dove ho imparato a fare tutto da sola. Non avevo la famiglia e il loro appoggio, mi sono confrontata con me stessa e ho visto a che livello potevo arrivare. Mi ha dato una sicurezza che non avevo prima e mi ha formato dal punto di vista dello studio e del lavoro.
Quindi sei fuggita in Spagna per cercare opportunità che l’Italia allora non ti dava. Possiamo paragonarla all’attuale fuga di cervelli?
Magari…vorrebbe dire che mi consideri un cervello. Io non mi considero così. Sono una persona che crede in quello che fa e lo porta avanti anche a costo di scontrarsi con tutti. Non mi sento superiore agli altri, ho delle capacità che vanno bene per questo progetto. Lo porto avanti come chiunque potrebbe fare in una medesima situazione. È la determinazione che ci vuole.
Posso assicurarti che hai dimostrato più di una volta quanto tu tenga al progetto Lovely Norchia
Esattamente, sono un caterpillar. Sono una vera rompiscatole.
Simona Sterpa continua fino a che non riceve un no secco?
Sempre, ci mancherebbe. Amo la collaborazione, amo il gruppo. Tutti sono necessari ma nessuno è indispensabile. E’ una mia grandissima filosofia di vita. Da sola non ci sarei mai riuscita, ho ricevuto aiuto da parecchie persone, dal volontariato, dall’Arancio, da Romeo. Io sono solo quella che rompe, la testa di ariete.
Serve anche questo, in ogni progetto, ognuno ha il suo ruolo. Questo evidentemente è il tuo.
Assolutamente si. Se noi riusciamo a mettere su un gruppo dove ognuno di noi è esperto in ciò che sa fare, si crea una rete. Ad esempio, ho incaricato Miriam di seguire l’aspetto social. Se ad oggi mi conoscono, è tutto merito suo, non mio. Si tratta di network e rete, ci vogliono determinate persone con determinate competenze. Tutti insieme formiamo il prodotto finale. Non è solo merito mio, non mi sento e non mi sentirò mai più degli altri, è il gruppo che porta al successo.
Cosa hai trovato in Italia quando sei tornata?
Ho sofferto. Madrid mi piaceva, è una città spettacolare, a misura d’uomo. E poi non conoscendo la Spagna, mi appassionava conoscerla. Mi dovevo riabituare ed è sicuramente grazie al lavoro che ho ripreso in mano la mia vita. Ho avuto un forte cambiamento anche nell’ambito delle amicizie, tornando a frequentare le amiche delle superiori, la mia forza, il mio sostegno, che mi hanno riaccettato per quella che ero.
Simona, con le mani in mano abbiamo capito che non riesci proprio a stare, forse oggi ti darebbero dell’iperattiva.
E’ proprio è vero, probabilmente mi direbbero di rilassarmi, ma purtroppo o per fortuna non riesco.
Parlando di Lovely Norchia, da dove nasce questo progetto?
Sono sempre stata innamorata di Norchia, era una delle mie passioni dell’università poterla vedere fruibile. Ma quando sono tornata dalla Spagna l’ho trovata peggio di come l’avevo lasciata. C’era questo progetto di scavi in cui mi sono buttata ed è grazie a questo che ho conosciuto i nuovi proprietari, gente con una mentalità completamente aperta. Ma soprattutto ho conosciuto Lorenzo Benini, imprenditore e fondatore del Trust di Scopo SOSTRATOS, è lui che ha finanziato fino ad ora gli scavi, gli archeologi e i restauri. Ma la realtà è che ha fatto molto di più. Mi ha dato l’impulso verso la valorizzazione, cosa che prima non avevo. Lui è un professore di economia, appassionato di Norchia e dell’archeologia in generale. Osservando lui, come si muoveva e quello che mi diceva, ho cominciato a capire che io di economia non ci capivo nulla e nell’ambito della valorizzazione sono necessarie conoscenze. In questo mi ha incamerato quindi si, lo considero un mentore. Come dicevamo prima, è proprio questa mia indole, di mettermi sempre al pari con gli altri, che mi porta a imparare sempre cose nuove da chi ha esperienze e competenze diverse dalle mie. Sono decisamente una spugna.
Quanti bastoni fra le ruote hai trovato nei tuoi progetti?
Bastoni fra le ruote mai. Devo essere sincera. Ostacoli e contrattempi, quelli si. La burocrazia è quella che è, motivo per cui ti dicevo sono diventata un ariete.
Quali progetti ci sono in vista?
Sabato 25 maggio l’associazione amici di Norchia organizza un evento per sensibilizzare le persone al tesseramento o chiunque voglia partecipare anche tramite un contributo libero volontario, lo potrà fare. I fondi raccolti serviranno alla ripulitura e al ripristino dei percorsi sia archeologici che ambientali all’interno dell’area. Tutte le informazioni le potete trovare sulla pagina Fb. Presto verrà rinnovata anche la pagina web, ci troverete sul sito di Amici di Norchia, l’associazione appunto che porta avanti il progetto, in una sezione dedicata a Lovely Norchia. Ci sono altri progetti di cui stiamo aspettando risposta per poter iniziare i lavori per la fruizione dell’area. In realtà ce ne sarebbero tanti altri, le cose da fare sono tante, dopo trent’anni di abbandono, riprendere in mano la situazione è difficile. Ma non impossibile. Ci vuole tempo, almeno i primi tre anni per creare percorsi e sentieri e una organizzazione interna, e altri due per perfezionare il tutto. Parliamo di 60 ettari di bosco, non è facile ma ci riusciremo, vogliamo fare tutto nella giusta maniera, partecipando a bandi di ogni genere. Intendiamo anche andare avanti sull’innovazione e sulle tecnologie, e sulle nuove possibilità di reperire i fondi (Crowfounding).
Ringraziamo Simona Sterpa per il tempo che ci ha dedicato. Seguiremo sicuramente gli sviluppi del suo progetto e Le auguriamo di riuscire a portare avanti sempre con determinazione i suoi progetti.